Prezzo | 16,50 € |
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Formato | 17×24 cm |
Pagine | 176 pp. |
Anno | 2018 |
Codice ISBN | 978-88-95057-828 |
CVS Cotonificio Valle Susa
La storia centenaria di un complesso industriale fondato dagli imprenditori svizzeri Wild e Abegg
di Sergio Sacco
Ascesa, declino e smembramento sono i termini che efficacemente riassumono l’intera vicenda di un’azienda tessile la quale, nella seconda metà dell’800, fu tra le prime a dare l’avvio al processo di industrializzazione che rivoluzionò l’assetto socio-economico della Valle di Susa.
Offrendo, anche se con bassi salari, nuove opportunità di lavoro, diede la possibilità a numerose giovinette, appartenenti al mondo contadino, di essere assunte e di potere così integrare con i loro guadagni i magri bilanci delle loro famiglie.
Gli Abegg acquisitane la titolarità, dopo il ritiro di Wild dalla società fondatrice, seppero mantenerla in vita anche nei periodi più critici della nostra storia patria e riuscirono a farle superare indenne i difficili momenti di crisi del settore.
Rilevata nel secondo dopoguerra da Giulio Riva, nelle sue mani raggiunse il massimo sviluppo, ma il suo erede Felice, cui toccò l’onere di reggerne le sorti dopo la prematura morte del padre, per dolosa imperizia la fece precipitare in breve tempo nel baratro del fallimento.
La Montedison, che in seguito ne acquisì la proprietà, ne sfruttò fino all’esaurimento le residue potenzialità, senza compiere significativi investimenti. Chiuse gli stabilimenti giudicati obsoleti e adibì quelli con macchinari più moderni a trasformare in filato la materia prima prodotta dalla consociata Montefibre, fin che ne ebbe la convenienza. Abbandonato il settore tessile, quando a livello internazionale le condizioni del mercato si fecero estremamente competitive, la Montedison decretò la fine del Vallesusa alienando le unità produttive superstiti della drastica ristrutturazione da essa praticata, ad imprenditori di minore rango che in alcuni casi le convertirono ad altri tipi di lavorazioni.
Esse non sopravvissero comunque a lungo infatti, superata di poco la soglia dell’anno 2000, tutte quante avevano cessato l’attività o per fallimento o per volontaria dismissione.